Fermati un momento e lasciati brevemente trasportare dai tuoi pensieri.

Che cosa senti? Quali idee attraversano la tua mente? 

Scommetto innumerevoli, molte delle quali innovative e altamente rivoluzionarie.

Oggi ognuno di noi è attraversato da una serie di informazioni amplificate e questo accade molto velocemente e in misura decisamente maggiore rispetto al passato.

Questo “grande flusso” porta molti vantaggi: indubbiamente sappiamo molte più cose rispetto a chi ci ha preceduto e queste conoscenze ci permettono di muoverci in modo confortevole a livello lavorativo, economico e sociale. Tuttavia, in questo mondo carico di informazioni in continuo divenire ed evoluzione, è necessario stare sempre al passo per non rimanere indietro e perdere qualche pezzo per strada.

Non mi riferisco solo alle idee degli altri ma voglio concentrare il focus della questione sulle nostre idee, ponendo una domanda: se il flusso di informazioni condivise è così veloce, un’idea rivoluzionaria oggi potrebbe essere desueta già domani? Semplificando: bisogna sviluppare velocemente la nostra idea visto che nel mondo in cui viviamo qualcun altro potrebbe svilupparla al nostro posto, anticipandoci?

Non è una questione banale da affrontare. Se penso alla sostenibilità capisco che qualcosa, a livello globale, si sta muovendo. Non si parla più solo di teoria ma di come realizzare e pianificare effettivamente il futuro.

Queste riflessioni (ormai all’ordine del giorno) sono rese possibili da un humus culturale condiviso che deriva proprio dal discorso con cui ho introdotto questo articolo: c’è un grande flusso da cui siamo irrimediabilmente travolti e la nostra sensibilità ai problemi cambia anche e soprattutto in base alla direzione di tale flusso.

Sempre soffermandoci sul green, possiamo fare l’esempio della mobilitazione giovanile attorno a Greta Thunberg e ai suoi ormai famosissimi scioperi davanti scuola. L’attivista svedese non è stata l’unica figura importante in questi anni di dibattito ma la prima ad avere risonanza mediatica grazie a un semplice (ma eclatante) modo di esprimere una personale protesta di fronte alle istituzioni.

Risultato: volontariamente o involontariamente ha finito per rappresentare un’intera generazione, rappresentando un malessere diffuso e una consapevolezza che, grazie alla sua figura, sono emersi consapevolmente.

Nel mondo esistevano già moltissime Greta, ma la sua idea così semplice eppure così rivoluzionaria ha fatto emergere il messaggio. Il flusso insomma si è incanalato in quella direzione, con molti risultati notevoli.

Questa considerazione non vale solo per le ideologie, ma anche per tutti quei piccoli o grandi progressi tecnologici che influenzeranno le nostre vite in futuro. Se penso ai social network, la grande invenzione del linguaggio tecnologico del XXI secolo (possiamo discutere poi se positiva o negativa) non posso non pensare al concetto di flusso: in molti stavano ragionando sull’idea perché le condizioni informatiche la stavano “covando”, ma quelli che sono riusciti a renderla effettiva hanno poi dominato sugli altri creando veri e proprio monopoli (penso a Facebook, l’esempio più classico).

In questo grande oceano di informazioni è molto probabile che un ragazzo di Milano partorisca un’idea simile ad uno di Dubai: non si sono mai incontrati e probabilmente mai si incontreranno, vivono in zone completamente diverse tra loro per usanze, culture, rituali di vita e prospettive future ma entrambi hanno ormai acquisito conoscenze comuni perché figli di un sistema globalizzato e pieno di collegamenti, che si interfacciano tra loro e rimbalzano le informazioni in un continuo gioco di rimandi e aggiornamenti.

È necessario ora chiarire un punto, a tal proposito: bisogna difendere le proprie idee.

Non nell’accezione ideologica del termine, ma in quella pratica. Chiunque può sfornarne una di simile e anticiparti, soprattutto quando si parla di innovazione e di processi industriali. 

Se un’idea appare non solo buona ma anche rivoluzionaria, essa non va accantonata o lasciata da parte riprendendola più avanti, anzi, va coltivata, migliorata e infine proposta. Poi potrebbe essere troppo tardi e qualcun altro potrebbe costruirla e svilupparla in modo più efficace e comunicativo.

Quante volte sentiamo testimonianze di grandi menti passate in sordina per questo motivo: qualcuno li ha preceduti, anche di pochissimo, facendo svanire tutti i loro sforzi e rendendo desueta la nuova scoperta.

Sintetizzando e dicendolo come Walt Disney (uno che di sogni se ne intendeva):

“Prendi una buona idea e mantienila. Inseguila, e lavoraci fino a quando non funziona bene.”

Call to action:

  • Hai un’idea nel cassetto da tempo? È ora di tirarla fuori e coltivarla. 
  • Difendi sempre quello in cui credi. Questo non significa non cambiare opinione o non confrontarti, ma se credi in qualcosa e la senti tua non correre a compromessi per veder realizzarsi l’idea di qualcun altro
  • Se sei un imprenditore, prenditi sempre dei momenti extra lavorativi e valuta quello che ti frulla in testa: la maggior parte delle idee potrebbero essere improduttiva, ma basta una buona intuizione per svoltare e creare qualcosa di unico

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